MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA

   

Arte e spiritualità: a Volterra una bellezza eterna

La devozione antica lascia alla Toscana e all’Italia capolavori senza eguali

Il Museo di Arte Sacra si trova all’interno della Chiesa di Sant’Agostino. Oltre al corredo originale della Chiesa, l’esposizione raccoglie opere provenienti dalla Cattedrale di Volterra e da altre Chiese della Diocesi tra cui dipinti, reliquiari, arredi e suppellettili.

ORARI E BIGLIETTI

Orari di apertura Museo di Arte Sacra

APRILE 2022
per i giorni 16, 18, 23, 25 e 30:
dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00

MAGGIO 2022
Sabato e domenica:
dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00

GIUGNO, LUGLIO, AGOSTO 2022
Lunedì, Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00

SETTEMBRE
dal 1° al 15: Lunedì, Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00

dal 15 al 30: solo Domenica, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00

OTTOBRE
solo Domenica, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00

NOVEMBRE e DICEMBRE: solo su prenotazione

Biglietti
unico: Euro 5,00

L’arte sacra a Volterra

Sculture in legno, paramenti sacri e dipinti

Inaugurato il 30 giugno 2017, il Museo Diocesano di Arte Sacra nella Chiesa di Sant’Agostino è stato realizzato grazie al lascito testamentario della Signora Franca Paoletti Adamo, come ricorda la lapide sulla parete destra per chi entra.
Il corredo originale della Chiesa, volutamente inalterato, e la storia delle opere esposte si trova illustrata nei pannelli e nelle postazioni multimediali della zona introduttiva.

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All’ingresso il visitatore troverà in alto un imponente architrave in pietra del sec. X, appartenuto un tempo alla Chiesa di san Lorenzo a Montalbano (Siena); al di sotto di esso diverse campane antiche, che emergono dalla terra, a rappresentare simbolicamente i numerosi campanili della Diocesi.
Oltrepassato il punto di accoglienza, il visitatore potrà salire sulla pedana centrale, disposta come un grande tappeto rosso che conduce verso l’altare. I dipinti maggiori sono esposti al di fuori della pedana, su pannelli rossi collocati a parete tra gli altari laterali: in questo modo l’architettura della Chiesa e il suo corredo di opere non sono alterate dalla nuova funzione museale.
Sulla sinistra un crocifisso il legno dipinto del sec. XIII proveniente da Castelfiorentino e, sulla destra, una cinquecentesca acquasantiera in alabastro,la pietra caratteristica di Volterra, proveniente dalla Chiesa Urbana di Sant’Andrea.

Sulla parete destra della Chiesa la tavola raffigurante la “Madonna in trono e Santi”, opera di Domenico di Michelino, pittore fiorentino del XV secolo.
Al centro della pedana, il busto in terracotta invetriata del papa e martire San Lino, patrono della Diocesi di Volterra, realizzato tra i sec. XV-XVI da benedetto Buglioni.
Avvicinandosi verso l’altare, sempre a destra, lo splendido ciborio in alabastro del sec. XVI, dalla caratteristica forma a tempietto circolare con colonne; mentre sulla parete della Chiesa, unita con la sua predella, la magnifica tavola raffigurante “L’Annunciazione” di Benvenuto di Giovanni, datato 1466.
Sempre al Centro della pedana, il busto reliquiario in argento e rame dorato, attribuito ad Antonio del Pollaiolo, raffigurante il Santo eremita Ottaviano, anch’egli protettore della città di Volterra; quindi una serie di antichi paramenti sacri, realizzati in pregiati tessuti, che accompagnano il visitatore, come in una processione, nel suo percorso di avvicinamento all’altare.
Nella cappella dei Santi Innocenti, a destra dell’altare maggiore, uno dei due capolavori di Giambattista di Jacopo, detto “Rosso Fiorentino”: la “Madonna in trono tra i Santi Giovanni Battista e Bartolomeo”, eseguitone 1521 per l’antica Pieve di Villamagna.

Nella cappella alla sinistra dell’altare maggiore si trova invece la tavola del più grande pittore volterrano del ‘600, Baldassarre Franceschini, raffigurante i “Santi Tommaso di Villanova e Chiara di Montefalco”, che fa da cornice al tabernacolo dove si conserva la reliquia delle sante Spine della corona di Cristo.
Nell’ultima vetrina di sinistra, sulla pedana, un prezioso antifonario in due volumi, riccamente miniato nel 1300 da un monaco agostiniano.
Sulla parete della Chiesa si apre la porta che conduce alla sacrestia, conservata con gli originali mobili seicenteschi e con due vetrine dove si possono ammirare preziose opere di oreficeria, anche moderne.

Rientrati in Chiesa, infine,avviandosi verso l’uscita, merita una sosta la “Madonna in trono tra Santi Pietro e Paolo, tavola dipinta nel 1545 per la piccola chiesa rurale di Ulignano da Daniele Ricciarelli da Volterra, meglio conosciuto come il “Braghettone” per aver vestito gli ignudi della michelangiolesca Cappella Sistina.

LA PALA DI VILLAMAGNA

Giambattista di Jacopo, detto il Rosso Fiorentino
Firenze 1494 – Fontainebleau 1540

L’opera fu la seconda commissione ricevuta dal Rosso a Volterra, dopo la celebre Deposizione, ed era destinata alla pieve di Villamagna, dove restò fino alla metà degli anni sessanta del Novecento.
Rialzato di alcuni gradini si trova il trono di Maria col bambino in braccio, sullo sfondo di una sorta di nicchia. Ai lati le stanno due santi in piedi, in pose pressoché complementari: a sinistra san Giovanni Battista, riconoscibile per la veste da eremita e per il lungo bastione con la croce, e a destra san Bartolomeo, con un libro aperto, riconoscibile per l’attributo del coltello con cui fu scorticato.

Rispetto ad altre pale simili, come l’anteriore Pala dello Spedalingo o la successiva Pala Dei, in quest’opera il Rosso impostò uno schema di semplice purezza, con una simmetria derivata dal richiamo alla tradizione quattrocentesca fiorentina. Posa della Vergine e sfondo richiamano la Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto, con dettagli come il ginocchio proteso di Maria o il bambino che si avvinghia al collo della madre. Anche la posa di Bartolomeo, che tiene saldamente il libro, ricorda il San Giovanni Evangelista nella pala sartesca.

Originale è l’appiattirsi della profondità spaziale, con l’uso di colori complementari che mette in evidenza la spigolosità delle linee di contorno. La tavolozza, intonata sui toni dei gialli e dei verdi, rivela una certa austerità formale, interrotta dal rosso della veste del Bambino e il bagliore forte sul petto della Vergine. Sembra che l’impasto cromatico si addensi soprattutto al centro della pala, lasciando più opache le zone ai lati, con una stesura così assottigliata da rendere talvolta visibile il disegno preparatorio sottostante. Si tratta di una precisa scelta formale, tipica delle opere di quel periodo, ispirata al non-finito e capace di evidenziare come non mai i protagonisti della scena.

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